Coaching
e Metodo Hanrahan
Cos’è il Coaching
Il termine «Coaching» mutua dalla figura del “coach” – che in inglese indica un mezzo per spostarsi da un luogo all’altro – il concetto di persona che, come il cocchiere di una carrozza, accompagna le persone nel luogo desiderato.
Questo concetto è importante perché vale a individuare nella persona del coach un professionista che facilita il cliente o “coachee”, nelle scelte da fare durante il percorso necessario al raggiungimento di un risultato desiderato senza mai sostituirsi a lui.
Si può dire che il Coaching è una relazione professionale in cui il coach supporta il coachee nell’individuare e realizzare uno o più cambiamenti desiderati nella vita personale e/o professionale, attraverso il potenziamento delle sue risorse più efficaci per la formulazione di un piano concreto di attuazione.
Quindi, quale che sia il risultato che il cliente vuole realizzare – migliorare la qualità della sua vita in generale, ottenere una performance di eccellenza sul piano professionale o gestire un cambiamento – il coaching rappresenta un processo concreto orientato alla ricerca e alla messa in pratica di soluzioni che si possono ottenere ampliando la consapevolezza sulle risorse a disposizione.
I principi di base del Coaching
La nascita del coaching moderno risale a Timoty Gallwey, studioso di scienze umane presso Harvard e esperto di tennis, che nel 1974 introdusse l’Equazione del gioco interiore (“Inner game”), secondo cui: performance = potenziale – interferenze.
Da allora, diversi studiosi di altrettante diverse discipline hanno arricchito il panorama teorico e pratico su cui il coaching si è basato per evolversi nelle attuali forme. Solo per citarne alcuni, ad Abraham Maslow si deve
la “Gerarchia dei Bisogni” nota soprattutto in ambito business e a John Whitmore, padre del modello di coaching GROW, si deve la base di tutti i processi attualmente praticati, seppur con arricchimenti e declinazioni specifiche.
Quando si parla di principi, si deve poi aggiungere che il coaching, benché si estrinsechi in un processo concreto sostanzialmente applicato attraverso domande potenzianti, più che un modo di fare è un “modo di essere”.
Il principio che sta alla base di questa considerazione è quello dell’”Intelligenza emotiva”, teorizzata e divulgata dallo psicologo americano David Goleman, che può essere definita sinteticamente come l’insieme delle abilità personali e sociali che mettono l’individuo in grado di affrontare la vita migliorando la coscienza di sé stessi e degli altri con cui si entra in relazione.
Si tratta di un principio cardine del coaching in generale poiché questo non è applicabile in
“Imparare a creare è essenziale, necessario, vitale e fondamentale.
È il fondamento su cui costruire la vita che si desidera”.
(John Withmore)
Il Coaching in pratica
Il cuore applicativo del coaching è dato da domande efficaci del coach che stimolano l’esplorazione e l’ampliamento delle risposte nel cliente. Un coach preparato affina con lo studio e la pratica la capacità di porre alcuni tipi di domande che aprono le porte dell’esplorazione e non altre che invece le chiudono, ma non può basarsi su domande preconfezionate.
Un percorso di coaching, infatti, è come una danza in cui coach e coachee si muovono verso la direzione voluta dal coachee e, quindi, non può prescindere dall’ascolto: ogni domanda del coach viene pertanto formulata sulla base dell’ascolto delle risposte del coachee. Solo queste ultime, infatti, possono mettere il coach nella condizione di porre quelle domande che servono al cliente per cercare le “proprie” soluzioni ai problemi che si portano in sessione facendoli diventare obiettivi da raggiungere.
Ci sono diversi modelli che supportano il coach nella pratica delle domande efficaci: il GROW e lo SMART sono i più noti ma è importante sottolineare che questi non valgono ad esaurire al definizione di Coaching, essendo, appunto, modelli astratti che devono essere calati di volta in volta nel contesto specifico in cui si lavora.
Il Coaching Creativo
“Il Coaching Creativo è un approccio integrato, poiché si inserisce nella tradizione di teorie e metodi di intervento, efficacemente sostenuti da una lunga storiadi successi.
La teoria e le metodologie che si occupano di creatività applicata, partendo da Osborne, l’inventore del brainstorming, per proseguire con il Pensiero Laterale di De Bono, il MindMapping di Buzan.
E ancora, l’Analisi Transazionale, il coaching nelle sue diverse forme, gli studi sull’Intelligenza Emotiva e le neuroscienze, il sistema 4MAT per l’apprendimento efficace, la Teoria del Problem Solving Inventivo, la Psicologia Umanistica.
Questo variegato tessuto connettivo arricchito dagli studi delle neuroscienze, è la matrice culturale del Coaching Creativo”.
(da “Brain Solutions – Il coaching creativo per liberare soluzioni”, M. Del Monte e S. Piperno)
Si tratta di una metodologia di coaching che stimola a far leva sulle proprie risorse «creative» per la realizzazione dei risultati desiderati. Attraverso uno o più processi creativi di “riorganizzazione” delle informazioni, queste vengono mappate in funzione degli obiettivi che si vogliono raggiungere, ricalcando le cinque fasi con cui lavora ila nostra mente: Ricerca, Decodifica, Elaborazione, Produzione e Feedback.
Questa metodologia si presta, in particolare, a supportare le persone nell’individuare e mantenere una “direzione benformata” (Richard Bandler) e, in questa specifica accezione, è stato utilizzato da Mariagabriella Coscarella per sviluppare il Metodo di Coaching Creativo “Il viaggio di Hanrahan”, appositamente studiato per la gestione del cambiamento nella vita personale e professionale.
Il Metodo “Il Viaggio di Hanrahan”
Sulla base degli studi condotti nell’ambito del coaching e in quello del teatro, Mariagabriella Coscarella ha sviluppato il metodo “Il Viaggio di Hanrahan» che integra la metodologia di coaching della Scuola di Coaching Creativo con le tecniche di intelligenza emotiva di David Goleman e i processi creativi del teatro creativo di A. Petruzzella.
Un vero e proprio viaggio emozionale attraverso le “tante storie possibili” che nascono dall’esplorazione della struttura narrativa de “Il Viaggio dell’Eroe”, così come utilizzata nel Manuale di Teatro Creativo di A. Petruzzella che ne esalta l’applicazione metaforica generativa e potenziante.
Le diverse tappe del cammino che l’Eroe compie tra difficoltà e successi per raggiungere il suo risultato mettendo in campo nuove e sorprendenti risorse trovate grazie a emozioni, risonanze e intuizioni, diventano la leva creativa con cui costruire la propria personale mappa di viaggio per ricreare sé stessi.
“Le emozioni sono, letteralmente ciò che ci spinge a perseguire i nostri obiettivi, esse alimentano le motivazioni. Le quali a loro volta guidano la percezione e danno forma alle azioni. Opere grandi, dunque, prendono le mosse da grandi emozioni”. (David Goleman)
Hanrahan il Rosso
Il nome del Metodo prende spunto da Hanrahan il Rosso, protagonista di un ciclo di racconti del poeta e scrittore irlandese William B. Yeats.
Hanrahan è un maestro girovago che canta canzoni che lui stesso compone, un poeta che conosce il dolore del mondo, un musico che lo sa cantare, un uomo che ama e incanta, che porta con sé l’essenza dell’umanità: l’affermazione della propria individualità, la consapevolezza dell’incapacità di gestire le proprie debolezze e l’inarrestabile forza interiore che spinge sempre avanti a dispetto di ogni ragione e ragionevolezza.
Questa figura ispira il metodo di coaching creativo dedicato soprattutto a chi, in alcuni momenti della vita, cerca un’altra strada non battuta in precedenza, un’altra occasione per essere chi vuole essere davvero nel profondo.