Vai al contenuto

Benessere e Metodo

I CONCETTI BASE

Che cos’è il benessere psicofisico?

 Teatroterapia e Comicoterapia sono tecniche che, favorendo la creatività e la risata, aumentano il benessere psicofisico

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) definisce lo stato di salute come «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia».

Il benessere psicofisico abbraccia quindi molte più componenti rispetto a quello prettamente sanitario.

Tanto che oggi anche nei contesti aziendali in cui un tempo era assurdo pensarne l’utilizzo, è ormai normale dotarsi di strumenti che facciamo emergere la creatività dei lavoratori, qualsiasi ruolo essi ricoprano.

Un modo per dare il meglio di sé attraverso l’aumento del benessere e quindi favorendo la realizzazione degli obiettivi dell’azienda (wellbeing aziendale).

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibili ritiene che “le arti possono aiutare nel fornire un’assistenza

multisettoriale, olistica e integrata, centrata sulla persona”.

E chiunque di noi ha fatto almeno una volta esperienza di quanto “assistere” ad una qualsiasi manifestazione di arte ci faccia “stare bene”.

Quando al posto dell’atto di assistere mettiamo il “fare” succede che attraverso l’esperienza diretta apprendiamo la competenza a stare bene e siamo così in grado di riproporla quando e nei contesti in cui ci serve farlo.

Ecco perché le Arti terapie sono in grado di attivare i processi creativi, molto più della mera fruizione dell’arte (visiva, uditiva, tattile).

Processi che ci connettono in maniera “strutturata” con la parte più profonda dei nostri bisogni e con la capacità di darvi riposta in maniera autentica e duratura

Quindi, cosa sono
la Teatroterapia
e la Comicoterapia?

Insieme a musicoterapia, danzamovimentoterapia, arti grafiche e plastiche, Teatroterapia e Comicoterapia fanno parte delle discipline delle Artiterapie che sono tecniche creative innovative di supporto al processo di apprendimento di comportamenti utili al mantenimento del nostro benessere psicofisico.

Si usano sia in ambito terapeutico sia in ambito formativo, scolastico o di crescita personale e professionale e si basano sulle tecniche del teatro, della comicità e della psicologia, in particolare la psicologia positiva, ma attingono anche alla pedagogia e alla sociologia.

DAL PALCOSCENICO ALL’AULA

Teatroterapia

Il Teatroterapeuta è il professionista che è in grado di “costruire una realtà drammatica condivisa, che diventi luogo di scambio e di sperimentazione di ruoli, relazioni, pensieri, emozioni all’interno della cornice protettiva della “finzione”, utilizzando pratiche teatrali product-oriented (teatro educativo e sociale)”. (da Master Artiterapie UNITRE)

Si può dire che la Teatroterapia prende a prestito il teatro come il teatro prende a prestito la realtà: questa esiste ai nostri occhi quando prende forma. Imparare con il teatro a “far prendere forma” significa disporre di uno strumento per conoscere la realtà e noi stessi.

“L’uomo piglia a materia anche sé stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa. Voi credete di conoscervi se non vi costruite in qualche modo? E ch’io possa conoscervi se non vi costruisco a modo mio? E voi me, se non mi costruite a modo vostro?” (PIRANDELLO)

Ma per arrivare a un riconoscimento formale dell’uso del teatro a fini terapeutici bisogna che il “teatro che esca dal teatro per entrare nel mondo con una missione trasformativa”.

E questo comincia da accadere con i maestri che nel Novecento lo spostano verso una visione antropologica, in cui non si limiti a rappresentare la realtà ma anche a cambiarla. (Grotowski, Brook, Barba).

Nello specifico, l’utilizzo che se ne fa nell’arteterapia si deve principalmente al lavoro pioneristico di Jacob Levi Moreno, l’ideatore dello Psicodramma che ne applica con successo la pratica in contesti di disagio e di malattia e a Robert J.Landy grazie al quale viene teorizzato l’approccio terapeutico della Drammaterapia e delle tecniche di role-playing, largamente usate anche in ambito non terapeutico.

Il teatro è lo spazio che collega la performa psicofisica dell’attore con l’attività mentale dello spettatore ed è in questa interazione che “mostrandosi al pubblico, il soggetto si rivela a sé stesso” (Moreno).

Il potere della risata

L’impatto benefico che la risata ha sulla nostra salute fisica, psicologica e sociale, passa attraverso la biologia del nostro corpo che, ricordiamolo, è il primo alleato del nostro benessere.
Dagli studi della Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia (PNEI), una nuova branca della medicina che ha dimostrato la diretta influenza delle emozioni sul sistema immunitario, sappiamo che queste “parlano” attraverso canali neuro-endocrini al sistema immunitario che a sua volta riflette il suo stato sulle emozioni. Le emozioni positive sollecitate dal riso riducono la secrezione di ormoni da stress come il cortisolo e stimolano la produzione di betaendorfine, sostanze analgesiche prodotte dall’organismo. La risata abbatte le barriere e gli stereotipi, riduce le disuguaglianze e costruisce nuove alleanze: davanti al ridere siamo tutti uguali, ci sentiamo complici e condividiamo le emozioni positive.

Il ruolo del processo creativo teatrale

Il processo drammatico del teatro esalta sempre l’applicazione metaforica generativa e trasformativa delle risorse creative delle persone. Già nell’attivazione dello spazio di fiducia e di clima positivo all’interno della cornice protetta spazio-tempo del “qui e ora” in cui si “mette in scena” una storia di ogni tipo, si apprende che la nostra vita non è un copione già scritto ma il risultato di quanto noi stessi “scriviamo” per dare risposta ai nostri bisogni e desideri.  

Il processo comico
è una cosa seria

Il processo creativo comico è più intenso di quelli del teatro in generale perché spinge l’astrazione ad una distanza molto maggiore dal pensiero logico, moltiplicando così le occasioni trasformative delle emozioni. Con l’allenamento del pensiero umoristico ci si avventura nella destrutturazione del pensiero comune, esercitando la capacità di “osare” Per esempio l’inversione della strategia verbale che si attua con l’ironia e l’autoironia (esprimere qualcosa partendo dal suo contrario) costringe il cervello a impiegare più tempo per tornare dall’astrazione al piano logico dove è possibile comprendere il significato del messaggio comunicativo. “Fare” esperienza del processo comico attraverso le tecniche che supportano “l’acquisizione di una competenza” è tutt’altra cosa rispetto all’assistere ad uno spettacolo comico. La competenza permette di richiamare alla mente, al corpo e al cuore quello “stare bene” che diversamente si esaurisce alla fine di ogni spettacolo.

Le soft skill dell’OMS

L’O.M.S. definisce le life skills attraverso 10 capacità suddivise in tre diverse aree, naturalmente sono tutte interconnesse e tale divisione ha soprattutto valore esplicativo.

AREA COGNITIVA

Decision making/Problem solving/Pensiero creativo/ Pensiero critico.

AREA RELAZIONALE

Comunicazione efficace: sapersi esprimere, sia verbalmente che non verbalmente, con modalità che cambiano a seconda della cultura e alle situazioni. Essere capaci di manifestare opinioni e desideri, bisogni e paure, di chiedere consiglio e aiuto quando serve.

Capacità di relazioni interpersonali: aiuta a mettersi in relazione e a interagire con gli altri in maniera positiva, riuscire a creare e mantenere relazioni amichevoli che hanno impatto sul benessere mentale e sociale.



Empatia: è la capacità di immaginare come possano stare le altre persone anche quando si conoscono. Un’abilità necessaria a includere e accettare chi appare diverso da noi.

AREA EMOTIVA

Autoconsapevolezza: riconoscimento di sé, del proprio carattere, delle proprie forze e debolezze, dei propri desideri e delle proprie insofferenze. Serve molto a capire quando si è stressati o in disequilibrio.

Gestione delle emozioni: implica il riconoscimento delle emozioni in noi stessi e negli altri; la consapevolezza di quanto le emozioni portino a determinati comportamenti e la capacità di usarle in maniera appropriata, regolandone la gradazione.

Gestione dello stress: consiste nel riconoscere le fonti di stress nella vita quotidiana, nel capire come farvi fronte per evitarne gli effetti dannosi sul comportamento e sulla salute, mentale e fisica.

FAQ – Benessere e Metodo

Perché si parla di terapia per il benessere?

Il termine terapia oggi si associa normalmente ai contesti clinici ma in realtà il suo significato originario riporta al concetto di “cura”, intesa come il prendersi cura dell’altro supportandolo in un percorso non necessariamente sanitario. Oltre all’ambito clinico in cui si affianca il medico o l’operatore sanitario, si utilizza a supporto di psicologi, insegnanti, educatori in campo sociale, divulgatori di contenuti per il benessere in senso lato. Il Teatroterapeuta e il Comicoterapeuta operano anche in autonomia, in tutti i contesti in cui si accompagnano le persone a prendersi cura di sé stessi allenandosi a utilizzare in maniera strutturata la creatività come risorsa per organizzare le proprie risorse, cognitive, emotive e relazionali e raggiungere così uno scopo che fa stare bene (autoefficacia).

Come agisce la psicologia positiva?  

La psicologia positiva moderna (Martin Seligman) si basa sul concetto di pensiero positivo che stimola la mente a pensare direttamente e solo in termini positivi, sfruttando il fatto che il linguaggio del cervello è fatto di immagini, suoni e odori che rendono difficile rappresentare la negazione diretta di un concetto se non negando una rappresentazione positiva. Allenarsi al pensiero positivo facilita il raggiungimento benessere nella sfera privata e in quella sociale e professionale, questo a sua volta crea un circolo virtuoso nelle organizzazioni e nella società favorendo altrettanti pensieri positivi.

Cos’è la visualizzazione positiva?

Si tratta di una tecnicacon la quale si rievocano situazioni da cui si è usciti vincitori allo scopo di recuperare le risorse utilizzate e “fissarne” le emozioni positive che aiutano ad apprenderle come “competenze”. Si basa sull’esercizio della hopefulness (speranza) a servizio del self-empowerment (auto- potenziamento personale) per orientare le intenzioni positive. Ciò al fine di contrastare la frustrazione che si tende e generalizzare sulla base delle esperienze negative vissute condizionando così negativamente le intenzioni e i comportamenti presenti e futuri.

Che ruolo giocano le emozioni?

In psicologia l’emozione è intesa come reazione ad un particolare evento,

caratterizzata da cambiamenti fisiologici, cognitivi, esperienziali e comportamentali. La rilettura delle emozioni ci aiuta a decodificare i significati che attribuiamo agli eventi che poi producono comportamenti. Allenare la capacità di riconoscere e rigenerare le emozioni nel loro ruolo di significati profondi che ci spingono ad agire,vuol dire dotarsi di una “bussola per orientarci nella vita, imparando ad accogliere qualsiasi tipo di emozione, regolandone la gradazione dell’impatto sui comportamenti.

Chi sono i destinatari?

Tutti. Bambini, ragazzi, adulti, lavoratori: chiunque voglia fare una crescita personale facendo esperienza delle proprie risorse creative. Molto indicato nei contesti in cui ci si voglia dotare di strumenti per la prevenzione della violenza e del disagio (bullismo, violenza di genere, burn out) o semplicemente per fare al meglio il loro lavoro (professionisti, impiegati, manager, leader, insegnanti, medici).